Terra Madre 2016
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14 aprile 2016
Floridia – “Terra Madre”, le scuole al museo etnografico sulle carraie del Verga, del verismo, davanti all’inesauribile progetto di Nunzio Bruno.
Floridia – E’ una due giorni definita, a ragione “grande” per il Museo e per le scuole floridiane. Ha esordito così Cetty Bruno, la figlia dell’indimenticato artista, Nunzio, pittore e scultore del tempo. “Il maestro non lo ricordano, i bambini”. Cetty ne ha voluto raccontare l’opera ai ragazzini delle ultime generazioni. “Era l’artista della città”. E anche oltre. Nei suoi quadri sono vivide le scene di vita contadina, riprodotte dagli alunni degli istituti comprensivi. Per Nunzio era il mangiar povero, il sacrificio sui campi, ciò che poteva dar nitore a una quotidianità ingrigita dall’abitudine. Cetty ha parlato di comunità floridiana, considerata la più importante per la costruzione del carretto siciliano. Emozionata, la Cetty. E raccogliere un’eredità così, proiettandola su una funzione didattica, non è mai agevole. Ai ragazzi ha dedicato il progetto, insieme alla docente Manuela Spina. Rivive il falegname, il ricottaro, il ciabattino, i suoni stridenti del martello ai quattro canti. Gli ambulanti sono stati fatti rivivere dagli alunni. E “Terra Madre” racchiude un caleidoscopio di storie che ancora si raccontano. Collegare gli oggetti presenti nel museo significa legarsi alla letteratura: Verga fra tutti. Gli istituti “De Amicis”, “Volta”, e il “Quasimodo” erano rappresentati dai loro rispettivi dirigenti scolastici, ben lieti d’immergersi nel flusso di una storia ancora da svelare nelle sue sfaccettature. Domani, saranno il liceo scientifico a proseguire la due giorni del museo. Intenso lo sforzo di Emanuela Spina per il progetto. “Quando Cetty coinvolge le scuole, fa rivivere il museo – accenna – non può non emozionarsi. Teme che gli oggetti del museo, chiusi, possano non parlar più. Non è così. Con gli altri docenti ci siamo soffermati sull’opera dell’autore, rileggendolo: Verga rappresenta la nostra identità culturale e trasmette le nostre radici ai ragazzi che ormai hanno 11 anni”. Insomma, per non dimenticare, “chi siamo e da dove veniamo”. “Quel mondo, per loro, è sconosciuto – continua la Spina – . Oggi resta poco della civiltà rupestre, e quel poco che rimane, spesso è stato spersonalizzato. Oggi ne riannusiamo gli odori, i colori, i sapori. Degli attrezzi, dei “ferri del mestiere”, si occupa l’istituto De Amicis. Il “Quasimodo” ci ha riportato alla tavola contadina (nel cortiletto i ragazzini hanno rievocato passi e scene dell’epoca dei Malavoglia). Il “Volta” ha recitato i “Proverbi”. I tre istituti hanno lavorato sinergicamente. Tracce di vita quotidiana che i ragazzi potevano capire senza banalizzarli”. Il sindaco, Orazio Scalorino ha rimarcato il coinvolgimento, anche familiare, nei lavori. “Un evento per Floridia davvero importante. Domani ci saranno relazioni di docenti dell’Università di Catania. Ne esce fuori una visione altra e alta del Verga, che ci porta fuori dalla provincia”. Il dirigente scolastico, Salvo Cantone, ha messo in rilievo le qualità organizzative di Cetty Bruno. “E’ stata una delle prime a propormi progetti – ricorda – . Gli oggetti in un museo devono vivere, non possono “non dire”. E avere a disposizione luoghi dove c’è tanto materiale da poter usare per la didattica odierna è essenziale. Ricordiamo che c’è gente che fa migliaia di chilometri per conoscere realtà, di cui, spesso, siamo ignari”. Secondo Renato Santoro, dirigente del “Volta”, Verga è stato un approfondimento fin da giovanissimo. “In verità trasmette, con una sua insistenza, la “proprietà”: la Sicilia. A 15 anni lessi Storia di una Capinera e Nedda. Un capolavoro.
E Verga narra ancora la nostra Sicilia”.
Roberto Rubino
http://www.reteregione.it/floridia-ragazzi-del-liceo-scientifico-alle-prese-verga-la-lupa-le-profonde-radici-trinacria/
16 aprile 2016 Floridia – I ragazzi del liceo scientifico alle prese con Verga, “La Lupa”, le profonde radici di Trinacria
Alcuni dei ragazzi che hanno preso parte alla giornata finale di Terra Madre
Floridia – Hanno concretato la “malavoglia”, la terra, gli odori e le passioni. Gli interpreti sono i ragazzi del liceo scientifico “Leonardo Da Vinci”, perfettamente in grado di riprodurre le vibrazioni ancestrali della penna verghiana. Hanno relazionato sulle principali opere dello scrittore, i giovani della 5C: Sebastiano Intagliata, Sergio Schillaci, Michael Mirabella, Gaetano Mazzarella, e Federico Zappulla. Sono stati capaci di parlare a braccio, raccontando, in fondo, anche un po’ di se stessi in quelle pagine lette e rilette. Passi intrisi di un periodare da non mandar giù a memoria, ma unicamente vissuti in prima persona. Una sorta di esame, uno sfidarsi che ha consentito di fissare nella memoria una giornata particolare per la loro crescita, non solo culturale. Particolarmente intensa anche la scena in costume d’epoca allestita sulle tracce de “La Lupa” da Giorgio Agnello, Chiara Scalora, Valentina Mangiafico, Chiara Pistritto, Sara Adorno e Giulia Carpinteri. In pochi minuti hanno sottolineato passaggi emotivamente intensi. Sentivano quelle parole del nostro, “quell’andare randagio e sospettoso della Lupa affamata”. Sensualità e superstizione, misticismo popolare e chiusura all’alterità, all’ignoto. Bravi tutti, “Gnà Pina”, “Nanni”, Maricchia. Affiora il mistero della tentazione e della colpa, del peccato e della redenzione, dell’affanno e del rigetto. Orgogliosa la loro preside, Giovanna Strano: “Abbiamo accolto favorevolmente il progetto, poiché dobbiamo puntare a un livello globale, senza tralasciare la tradizione. Solo partendo da qui il panorama si amplia. I ragazzi si sono impegnati con grande fervore. Complimenti alle insegnanti che ci hanno seguito”. In questo senso, rimarchevole l’opera della professoressa Giovanna Greco, di Lidia Rametta, dell’assessore alla Cultura, Mario Bonanno. “Sono lieto di aver portato 100 ragazzi al museo per farlo rivivere, ben seguiti da docenti preparati, che hanno dato lustro alla nostra città – ha detto – . Due giorni che rimarranno nella nostra memoria”. Di rilievo le spiegazioni sui significati, ancora nascosti, dell’opera verghiana, da parte delle della presidente della Fondazione Verga, la docente universitaria, Gabriella Alfieri. Ha relazionato sulla forma-proverbio usata dall’autore e sui suoi aspetti archetipici. La docente Rita Verdirame, ordinario dell’Università di Catania, s’è soffermata su: “Plebe Rurale nel Verga preverista”, mentre il professore Massimo Papa, direttore dei Musei Civici di Vizzini, ha sottolineato la metafora della vita che affiora a ogni passo dello scrittore. I relatori sono stati introdotti dall’altro “perno” della manifestazione, la docente Manuela Spina, che nella sua relazione introduttiva ha insistito sulla custodia delle nostre radici e sul “ritorno alla terra”. Perché sono pur sempre “tracce di vita quotidiana, che individuano la specificità del nostro territorio”. Roberto Rubino